Produrre cibo ai tempi dei cambiamenti climatici: dialogo con Alberto Fusar dell’azienda Il Sole

Lo scorso fine settimana siamo andati da Alberto Fusar, ad Ottobiano (PV), per ritirare l’ultimo carico di riso dell’Azienda agricola biologica Il Sole.
In questo periodo, in condizioni normali, i campi di riso sarebbero sommersi.
La siccità di questa estate ha comportato una diminuzione del 90% dell’acqua disponibile e i campi sono tutti asciutti.

“Non ci siamo mai neanche lontanamente avvicinati a uno scenario simile. In agricoltura stiamo vedendo cose mai viste prima. E l’anno prossimo, a meno di un autunno estremamente piovoso, sarà ancora peggio perché si stanno svuotando i serbatoi naturali (nevai, ghiacciai, laghi…)”, ci dice Alberto.
Oltre ad abbeverare il riso, l’acqua serve a mitigare la temperatura minimizzando le escursioni termiche, e soprattutto ad eliminare (per annegamento) le infestanti che nel biologico sono particolarmente rigogliose. In parte la loro proliferazione viene contenuta con tecniche meccaniche (falsa semina, erpice, strigliatore),
ma la maggior parte viene eradicata per sommersione.
“Oggi sono costretto a scegliere quali campi salvare. Per il momento ho scelto di sacrificare i terreni in cui seminare i fagioli. Ho ancora una settimana di tempo dopo di che sarà troppo tardi.
Come azienda il riso è la mia sopravvivenza. In media la produzione è di 3 quintali a pertica (45 quintali a ettaro), per un totale di circa 300 quintali. Se va bene quest’anno ne raccoglierò 200, e adesso come adesso ci metterei la firma.
Intanto bisogna arrivare vivi ad agosto. Poi ci vuole l’acqua, perché per riuscire a formare la pannocchia il riso deve bere, per forza”.

Facciamo due passi nel campo di fronte all’azienda, dove è seminato il rosa marchetti. Alberto ci mostra le piante di cencio molle e portulaca,
che in teoria a quest’ora avrebbero dovuto essere eliminate con l’acqua. Ci spiega che quando può le strappa a mano, attraversando il campo avanti e indietro come i battitori. Come svuotare il mare con un cucchiaino.
Alberto è uno che per carattere non si scoraggia e tende a vedere comunque il lato positivo. “L’unico vantaggio che vedo è che con la crisi il costo del glifosate è aumentato di 2/3 volte, così forse i colleghi impareranno ad usarne di meno.”

Ci lasciamo con un sorriso. Amaro.

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