Terramara, il cambiamento climatico in Pianura Padana: lunedì 29 aprile al Filo
Si chiama Terramara – Il cambiamento climatico in Pianura Padana ed è il nuovo sforzo letterario di Davide Persico, docente all’Università degli studi di Parma e sindaco di San Daniele Po, paese nel quale da sempre vive e dove ha fondato il Museo paleoantropologico del Po.
Un uomo del fiume, e di fiume, che conosce angoli, segreti e peculiarità del nostro territorio.
Tutto è nato dall’affioramento, in mezzo al fiume, di fronte all’attracco di Isola Pescaroli, della sommità di un tronco. Un albero vissuto molti anni fa, sommerso dal divagare nello spazio e nel tempo del Po.
“Nascosto dalle acque fino al 2022 – racconta lo stesso Davide Persico – l’albero è riemerso grazie alla forte siccità che ha investito la Pianura Padana, diventando un riferimento. Come le pietre della fame rinvenute in alcuni fiumi d’Europa, e di recente anche nel Rio delle Amazzoni, incise con date e simboli per ricordare lo scarso livello dell’acqua durante i periodi di siccità, anche il tronco fossile ha assunto il medesimo ruolo di indicatore delle magre eccezionali, ormai sempre più frequenti.
Ci sono evidenze di un cambiamento climatico in atto e da quell’albero è nata l’idea di raccontarle”.
Terramara è un vero e proprio lavoro di ricerca delle evidenze del cambiamento climatico nel territorio della Bassa.
“Abituati da sempre, grazie alle immagini riportate dai media, ad attribuire il problema del cambiamento climatico a qualcosa di lontano, estraneo alle nostre vite – spiega ancora Davide Persico – si scopre invece, indagando tra i dati parametrici e le osservazioni naturalistiche che gli effetti del cambiamento climatico non solo si possono osservare anche da noi, ma sono per la gran parte sottostimate. Per la scrittura di questo testo sono stati studiati parametri come la temperatura atmosferica, il livello idrometrico e la portata del Po, la temperatura media delle acque del Po, la piovosità, l’accumulo di neve al suolo e l’evapotraspirazione degli ultimi 30 anni. Inoltre, sono stati fatti censimenti e valutazioni sullo stato di salute dei bodri, delle lanche e delle spiagge del Po.
Tutti questi dati, correlati, giustificano alcune evidenze di cambiamento della fauna e della flora e ci fanno capire perché stiamo perdendo biodiversità. Non è un libro catastrofista, è un’analisi obiettiva della situazione, col quale si azzardano previsioni future ma soprattutto si suggeriscono rimedi che possono rallentare questa tendenza e contrastarla”.
Il titolo, Terramara, è stato scelto in relazione al fatto che le Terramare sono state il primo esempio padano di una civiltà impattante sull’ambiente, poi estinta da un drastico cambiamento del clima. Si tratta di un esempio da cui avremmo dovuto imparare tanto ma che invece, purtroppo, stiamo ripercorrendo. Terramara non ha la pretesa di essere un’opera completa sul cambiamento climatico, rappresenta invece un modo per comprendere in chiave locale l’evoluzione indotta del nostro pianeta, offrendo spunti di discussione e riscontri su cui riflettere.