L’urbanistica del togliere di Paolo Pileri

Segnaliamo l’articolo di Paolo Pileri, pubblicato sui Quaderni della decrescita, periodico di ecologia, società & politica, num. 5, 2025.
La maggior parte degli amministratori è alla continua ricerca di soluzioni che rendano competitive e attrattive le città, piegandosi all’interesse di costruttori, investitori e cacciatori di massimi profitti.
Le soluzioni che propongono non mettono minimamente in discussione il modello sociale ed economico attuale, ma tendono a replicarlo, mascherandolo dietro parole verdi. I meccanismi premiali portano altro asfalto e cemento.
Continua così a stringersi lo spazio vitale per natura e per abitanti. Il profitto non ha occhi per vedere l’urgenza delle crisi climatica ed ecologica. Di fronte alla quale chi governa le città potrebbe scegliere di placare la sua fame di terra e capire il valore del suolo e non solo il valore del suo uso.
L’urbanistica del togliere, descritta da Pileri, avviene attraverso quattro azioni tipo:
- deimpermeabilizzare
- depavimentare
- decementificare
- deparcheggizzare
Cerca di trovare i modi per asciugare i piani delle previsioni urbanistiche non attuate e, al tempo stesso, per riutilizzare l’edificazione esistente e non utilizzata senza aggravare i carichi urbanistici e sottrarre spazi pubblici.
Se la direzione è quella della transizione ecologica, servono inversioni di marcia e discontinuità. È necessario rivedere il rapporto uomo-natura e prendere le distanze dal continuo compromesso.
Qualcuno leggerà queste proposte come provocazioni, incasellandole come tali per escluderle dal dibattito. Ma non sono provocazioni, sono spunti necessari per un’agenda del governo del territorio che mira a portarci fuori dal circolo vizioso in cui si finge sostenibilità per rinunciare al cambiamento.