Agricoltura o ambiente? Non è la domanda giusta

La protesta dei trattori di questi giorni sta inconsapevolmente denunciando il fallimento di un modello agro-industriale che non regge più. Un modello basato su produzioni intensive senza alcun controllo della filiera e dei prezzi, in balia della grande distribuzione e dell’industria mangimistica.

Ecco perché, raccontandola, avrebbe senso amplificare la voce di quelle realtà che lottano per una nuova agricoltura, che rivendicano il diritto a un cibo sano, prodotto con metodi ecologicamente sostenibili, chiedono l’introduzione di prezzi garantiti per i prodotti agricoli, il sostegno economico alla transizione agro-ecologica, la priorità alla creazione e non all’ampliamento delle aziende agricole, assicurando così il ricambio generazionale. Tutti gli agricoltori che vogliono impegnarsi in processi di transizione verso un modello agro-ecologico dovrebbero essere sostenuti e accompagnati nel lungo periodo con una politica di contributi condizionati.

E invece non è così: nell’attuale PAC una ristretta minoranza di grandi aziende intensive monopolizza oltre l’80% dei sussidi pubblici, mentre alla maggioranza dei piccoli e medi agricoltori non restano che le briciole.
Ad essere sotto attacco in questi giorni è proprio il tentativo dell’Europa di imprimere all’agricoltura una virata verso una maggior sostenibilità ecologica: dal rifiuto della riduzione dei pesticidi alle proteste contro la proposta di condizionare i contributi comunitari alla pratica delle rotazioni (per un’agricoltura che ha dimenticato il “senso” delle rotazioni lasciare i terreni a riposo significa abbassare la produttività, poco importano lo stato di salute e la fertilità dei suoli e la conseguente necessità di apportare continuamente azoto e sostanze di sintesi), dalla richiesta di abbassare gli standard ambientali alla negazione della crisi climatica.

Negare la crisi climatica rischia di intrappolare gli agricoltori in un susseguirsi di catastrofi sempre più intense: ondate di calore, siccità, inondazioni, ecc. In quanto corresponsabili di questa crisi, gli agricoltori devono essere pronti a dare il proprio contributo apportando i cambiamenti necessari, a patto di non essere più costretti a produrre al prezzo più basso possibile.
Un passaggio questo che rappresenta invece una rivendicazione sacrosanta, non a caso quella di cui si parla meno: la denuncia dell’enorme forbice tra il prezzo di un prodotto venduto al dettaglio e quello riconosciuto ai produttori e l’assenza di un’equa remunerazione del lavoro nei campi. Secondo una recentissima ricerca di ISMEA su 100€ spesi dal consumatore finale solo il 6,5% va all’agricoltore, il 20% va allo stato (fisco e IVA), il 32% alla GDO, e il 22% alla logistica.

Una delle possibili soluzioni? tornare a un’agricoltura contadina e a filiere di produzione e distribuzione capaci di riconoscere un prezzo equo per tutti, per chi produce e per chi consuma.

Abbiamo chiesto a Teresa Gasperi, una dei nostri fornitori, se si sente rappresentata da questa protesta e chi sono secondo lei gli agricoltori che sono scesi in piazza.

Non sono di certo piccoli produttori come noi, quelli sono industriali che praticano monoculture intensive e dipendono dall’industria chimica per fertilizzare il terreno e combattere i parassiti. Sono quelli che prendono la maggior parte dei contributi. Noi della PAC vediamo poco e niente.

Su una sola cosa sono d’accordo. Chi lavora nei campi guadagna troppo poco. E’ per questo motivo che abbiamo iniziato a fare vendita diretta e rivolgerci ai GAS. Se rimani con la Grande Distribuzione e non prendi i sussidi sei costretto a chiudere.

E poi un’altra cosa. E’ giusto pretendere di ridurre i pesticidi e io sono convinta che si debba andare in questa direzione. Però poi non puoi farmi entrare prodotti dal Marocco o dalla Tunisia trattati con pesticidi che da noi sono vietati da 50 anni e costano molto meno.

 

Per approfondire:

https://www.youtube.com/watch?v=A5Ru8XP8rrI

https://altreconomia.it/i-trattori-in-strada-raccontano-la-fine-di-un-modello-agricolo/

https://altreconomia.it/il-ritorno-dei-latifondi/?fbclid=IwAR2Z_ZNPL7d1Xk8M2aghwcmyMSyH5JdX9wHX0zg8_hpnce4wLGmof53-6pI

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/02/15/protesta-trattori-la-storia-dellagricoltore-biologico-non-partecipo-non-uso-pesticidi-il-green-deal-e-fin-troppo-blando/7439271/

https://www.ilcambiamento.it/articoli/l-agricoltura-industriale-si-ribella-a-se-stessa

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/02/22/chi-difende-leconomia-va-contro-la-natura-chi-pensate-che-prevarra/7452595/

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