Le associazioni ambientaliste contro il nuovo parco rottami Arvedi

Nella mattinata di oggi si è svolto un incontro promosso dagli Stati Generali Clima, Ambiente e Salute dedicato al progetto del parco rottami dell’acciaieria Arvedi di Spinadesco, con la partecipazione del Circolo Vedo Verde Legambiente, dell’Associazione Nazionale Pro Natura, di NoTriv e dei cittadini di Spinadesco e Cavatigozzi.

L’incontro, moderato da Marco Pezzoni, si è aperto con un richiamo al valore della partecipazione e della collaborazione tra enti e cittadini: “Siamo al servizio della cittadinanza – ha dichiarato Pezzoni – i documenti prodotti dai tre enti convergono nell’interesse dei cittadini.”

Durante la mattinata sono stati presentati tre documenti, che confluiscono in un’unica posizione condivisa: la richiesta di rivedere il progetto del nuovo parco rottami Arvedi, alla luce delle carenze tecniche, ambientali e di partecipazione rilevate nella documentazione ufficiale.

Il documento sottolinea inoltre come il capannone previsto, descritto nella relazione come una “grande tettoia aperta su tre lati”, difficilmente possa garantire il “confinamento” delle polveri e del rumore, come invece indicato nella sezione dedicata alle mitigazioni. Mancano poi — come rilevato anche da ATS Valpadana nelle osservazioni del 26 febbraio 2025 — studi dettagliati su rumore, polveri e inquinanti, nonché alternative progettuali per ridurre l’impatto ambientale.

ATS stessa, nel parere ufficiale, ha sottolineato che “la riduzione dell’ambito riservato ad interventi di forestazione costituisce un aggravio ambientale e sanitario” e che “l’ampliamento dell’ambito produttivo comporterà verosimilmente un incremento delle emissioni e del rumore ai recettori abitativi”.

L’intervento introduttivo di Luigi Lipara, per gli Stati Generali Clima, Ambiente e Salute, ha fornito un inquadramento tecnico delle principali criticità: “Documenti alla mano, i cittadini non sono stati presi in causa. Ci si interroga come mai sia necessario ampliare le aree di stoccaggio, dato che la produzione massima autorizzata è già stata raggiunta. La presunta riduzione di traffico ferroviario e su gomma non risulta dimostrata, né giustificata dai dati presenti.”

Lipara ha inoltre sottolineato la mancanza di informazioni sulla natura degli agenti inquinanti presenti nei rifiuti metallici, nonché l’assenza di riferimenti puntuali a rumore e polveri: “Tra le preoccupazioni principali vi è l’assenza di dati sulla futura quantità di agenti inquinanti e sui livelli di emissione. Sconvolge la scarsa partecipazione popolare: gli abitanti sono stati esclusi dal processo. Il taglio del bosco, infine, sterilizza i benefici che il nuovo capannone dovrebbe portare in termini acustici.”

A seguire, Giovanna Perrotta del Circolo Vedo Verde Legambiente ha posto l’accento sulla questione ambientale, con particolare riferimento alla perdita del bosco che oggi funge da filtro e barriera naturale tra l’acciaieria e il centro abitato: “È necessario che Arvedi, industria all’avanguardia, si attrezzi per un’area di stoccaggio non a ridosso delle zone residenziali, meglio se all’interno di aree industriali già predisposte, evitando il disboscamento di 20.000 metri quadrati. Chiediamo inoltre che venga realizzato un bosco compensativo di 55.000 metri quadrati, e non un semplice parco urbano, per mitigare le polveri e il rumore.”

Perrotta ha ribadito che il progetto, così com’è concepito, non può sacrificare il bosco ventennale: “Occorre un progetto alternativo, studi più approfonditi sulle polveri e una pianificazione di portata più ampia. Il bosco non è un elemento ornamentale ma una struttura ecologica essenziale per la salute dei cittadini.

Franco Rainini, presidente nazionale di Pro Natura, ha rimarcato la carenza di strumenti di informazione e monitoraggio: “Le segnalazioni dei cittadini rappresentano un documento forte, ma colpisce la carenza di informazione. È una mancanza costituzionale, la legge deve tutelare il più debole. Il bosco ventennale non va abbattuto, e gli strumenti di monitoraggio sono insufficienti. Chiediamo il rigetto del progetto.”

Infine, Ezio Corradi di NoTriv ha ripercorso lo storico delle mobilitazioni legate all’acciaieria: “La mia presenza qui si riaggancia a quanto fatto nel 2005, quando la nascita dell’acciaieria aveva dato origine ai primi comitati cittadini. La situazione oggi è insostenibile quanto allora. Sottoscrivo tutti i documenti presentati: serve un dialogo reale tra le istituzioni e la cittadinanza.”

Nella parte conclusiva dell’incontro, diversi residenti di Spinadesco e Cavatigozzi hanno espresso preoccupazione per gli effetti ambientali e sanitari dell’ampliamento. Sono stati segnalati disagi legati a rumore, polveri, traffico e scarsa comunicazione, oltre alla difficoltà di ottenere informazioni chiare sul progetto.

L’incontro si è chiuso con una richiesta condivisa: che il progetto Arvedi venga riesaminato in modo trasparente e partecipato, valutando alternative meno impattanti e garantendo una reale tutela della salute e dell’ambiente.
Le nuove osservazioni dell’azienda sono attese entro il 10 novembre, ma non avranno valore vincolante.

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