Non c’è sostenibilità ambientale senza pace

Condividiamo questa intervista pubblicata su L’Altra Montagna.

La storia – è sempre triste constatarlo – si ripete: in Ucraina, ad esempio, le ripercussioni drammatiche della guerra non si limitano ad avere un impatto sulle vite umane e sulle infrastrutture civili, ma anche sull’ambiente con un’importante perdita di superficie forestale.

I numeri sono impressionanti: oltre 800 km2 di foreste persi nel 2022 e oltre 771 km2 nel 2023, per un totale di 1.579 km2. Una superficie corrispondente a circa un quarto quella dell’Alto Adige.

L’impatto dei conflitti, inoltre, oltre a tradursi in una cospicua immissione di Gas serra (che, come appurato dalla scienza, sono la principale causa del progressivo aumento delle temperature), provoca un frazionamento geopolitico controproducente al fine di affrontare una dinamica di respiro globale. La strada verso una risoluzione congiunta si fa quindi sempre più difficoltosa.

Per approfondire queste dinamiche abbiamo deciso di confrontarci con Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico che ha di recente pubblicato per Einaudi Breve storia del clima in Italia.

Luca, verso che orizzonti climatici stiamo navigando?

Orizzonti foschi! Il mondo ha preso coscienza anche politica del rischio climatico nel lontano 1992, con la firma a Rio de Janeiro della convenzione sul clima delle Nazioni Unite (UNFCCC). Da allora non abbiamo fatto altro che perdere tempo. Mille indugi, ostacoli, ostruzionismi, negazionismi hanno rallentato l’applicazione prima del Protocollo di Kyoto, poi dell’Accordo di Parigi. E le emissioni hanno continuato a crescere, siamo ora attorno a 60 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente all’anno, e la sua concentrazione in atmosfera è pari a 430 parti per milione, il valore più elevato da almeno tre milioni di anni. Un fatto nuovo nella storia dell’uomo, che rischia di trasformare il clima del pianeta in un fornetto poco adatto alla vita degli umani, con un aumento di temperatura a fine secolo che, in mancanza di riduzione delle emissioni, potrebbe rasentare i 5°C. Ad esso si assocerebbe la crescita del livello marino di oltre un metro, per effetto della fusione delle calotte polari e dell’espansione termica delle acque oceaniche, un fenomeno già in atto con circa 5 millimetri di aumento annuo. E un drastico aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi. Ma i più guardano da un’altra parte, non vogliono vedere questi sintomi inquietanti!

Reclamare una maggiore attenzione per la questione climatica e invocare la sospensione dei conflitti internazionali sono richieste coerenti e che, in qualche modo, si coniugano?

Certamente. Le guerre distruggono la natura e inquinano. Sono formidabili emettitori di CO2 per l’ingente combustione di carburanti fossili destinati a tank, camion, aerei e navi, e per le esplosioni delle bombe. Annullano e mortificano tutti gli sforzi delle politiche di contenimento dei consumi energetici. Assorbono colossali quantità di denaro per la produzione di armi, sottratti alle politiche ambientali. Tra i 17 obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite, il numero 16 è proprio la pace. Non c’è sostenibilità ambientale senza pace!

A tuo parere come si potrebbe spingere la società a impugnare con più convinzione la causa climatica, tanto da riuscire a condizionare le scelte politiche?

Con una maggior consapevolezza sull’irreversibilità del danno climatico e ambientale, che una volta prodotto non è emendabile, non è negoziabile, ha dimensioni planetarie e durerà per millenni, condannando le generazioni più giovani a enormi sofferenze. Solo la prevenzione attuale può evitare lo scenario peggiore. Dopo non servirà a nulla dire “ve l’avevamo detto”, le forze della natura quando si scateneranno non faranno sconti a nessuno.

L’attuale governo italiano sta facendo abbastanza per affrontare la crisi climatica? In caso di risposta negativa, come ti spieghi questa sostanziale inazione?

L’Italia segue stancamente le politiche ambientali impostate da decenni dall’Unione Europea e oggi indebolite dalle guerre e e dal negazionismo. L’inazione deriva prima di tutto dagli interessi economici per il mantenimento delle rendite di posizione consolidate, come quelle del comparto energetico fossile. Inoltre, la mancanza di un consenso popolare allontana la politica dalle scelte a lungo termine. Occuparsi di clima non porta voti, anzi, li fa perdere! Ma ti salva la vita…

E a livello globale come ci stiamo muovendo? Ci sono dei casi particolarmente virtuosi?

L’Europa con il Green Deal era all’avanguardia nel 2019-20, trainata soprattutto dai Paesi nordici. Ora a causa delle guerre e dell’insensata corsa agli armamenti sta perdendo questo primato. Gli USA con un presidente Trump nemico della scienza stanno retrocedendo di decenni, addirittura con la chiusura degli enti di ricerca sul clima, mentre al contrario si consolidano le posizioni virtuose della Cina, diventata una potenza delle energie rinnovabili e delle auto elettriche.

Un consiglio per tutti?

Fare la propria parte per risparmiare energia e approdare prima possibile alle fonti rinnovabili. Fare meno rifiuti, consumare meno carne, viaggiare di meno in aereo. Darsi dei limiti, perché le risorse della Terra sono limitate. Ma ora, a questi obiettivi di politica verde urge affiancare pure lo stop alle guerre e alla produzione di armi. Ho visto che Rovereto è la città della pace. Gli orrori che ha vissuto un secolo fa non vanno replicati, eppure attorno a noi l’indifferenza verso le guerre dilaga. Perché non organizziamo una grande manifestazione per la pace e l’ambiente che inizi proprio con la chiamata alla pace da parte della grande campana dei caduti, fusa con 22,6 tonnellate di bronzo dei cannoni della Prima Guerra Mondiale? I rintocchi di Rovereto sarebbero un simbolo potente comprensibile in tutte le lingue, da tutte le culture. Vogliamo la pace, non la guerra. Vogliamo pannelli solari, non bombe. Vogliamo ospedali funzionanti, non nuovi mutilati e invalidi. Vogliamo scuole moderne, non caserme. Diciamolo forte e chiaro, senza paura e senza vergogna.

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