Perché l’olio è aumentato così tanto?

Quest’anno abbiamo assistito a un’impennata del prezzo dell’olio extravergine.
Secondo Altroconsumo, oggi un litro d’olio ci costa in media il 56% in più rispetto all’anno scorso.
Il motivo di questi aumenti, oltre che in alcuni deplorevoli fenomeni speculativi, è da ricercare nella oggettiva pesante difficoltà in cui versa tutto il comparto oleario. Semplificando, possiamo affermare che la produzione ha subito una drastica riduzione per il secondo anno consecutivo. L’anno scorso il mercato ha sostanzialmente tenuto assorbendo il colpo, quest’anno no. Il responsabile principale? I cambiamenti climatici, sempre loro, sottoforma di pesante siccità invernale, eccessive piogge primaverili, che a loro volta hanno provocato caduta di fiori, difficoltà di allegagione e proliferazione di agenti patogeni.

Secondo i dati forniti da Assitol, Frantoio Italia e Ismea, già lo scorso anno la produzione italiana di olio aveva registrato una perdita del 27% rispetto alla campagna 2021/2022, mentre quella spagnola (la Spagna è il maggior produttore di olio) era addirittura dimezzata (da 1490mila tonnellate a 663mila tonnellate). Quest’anno in Spagna le cose sono andate un po’ meglio (+15% rispetto al 2022), anche se ben al di sotto della media degli ultimi quattro anni (-34,3%), mentre in Italia c’è stato un ulteriore crollo (-53% rispetto alla produzione 2022).

Lo scenario che abbiamo di fronte è estremamente complicato. La riduzione delle quantità di olio e l’aumento delle quotazioni, all’interno di uno scenario di inflazione e incertezza economica, fanno temere che i consumatori si allontanino da questo prodotto. In realtà l’olio evo è stato vittima da tempo delle vendite sottocosto. Per anni la filiera ha lavorato ai limiti della sostenibilità economica e ha visto i suoi margini compressi verso il basso.
Da una parte i consumatori alle prese con il caro vita quindi, dall’altra gli agricoltori alle prese con le crescenti difficoltà imposte dai cambiamenti climatici che giustamente chiedono una remunerazione equa del loro lavoro. Lo scenario è ulteriormente complicato da altri fattori: pensiamo all’importanza di salvaguardare la bellezza e il patrimonio paesaggistico degli ulivi (come sarebbe l’Italia senza ulivi?) o a cosa comporti in termini di salute scegliere alimenti scadenti per risparmiare (quanto ci costerà in futuro riparare ai danni della scorretta alimentazione?).

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